La 1º rivista digitale nata in Italia sulla tecnica del Carpfishing – 2011-2024
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Intervista a Eugenio Amore: carpista e olimpionico di beach volley

Intervista a Eugenio Amore: carpista e olimpionico di beach volley

Intervista a Eugenio Amore: carpista e olimpionico di beach volley

Intervista a cura di Donato Corrente, fondatore e creatore di Carpmagazine.it, la prima rivista digitale in Italia interamente dedicata al mondo del carpfishing.

 

Intervista a Eugenio Amore: carpista e olimpionico di beach volley

 

1.Ciao Eugenio, grazie per avermi concesso questa  intervista. Dimmi qualcosa di te. Dove sei nato? Dove vivi? Come è cresciuta in te la passione per il carp fishing e il mondo delle esche?

Ciao Donato, grazie a te per avermi fatto queste domande. Sono nato a Vergato (BO) il 17 febbraio 1972, luogo d’origine della mia famiglia materna. Successivamente, ci siamo trasferiti stabilmente a Torre del Lago Puccini (LU) a causa del lavoro di mio padre, elicotterista dei Carabinieri.

La mia passione per la pesca nasce proprio grazie a lui. Pur non essendo un grande appassionato, mio padre vedeva la pesca come un hobby sano e pulito, e così ha deciso di avvicinarmi a questo mondo. Con il tempo, praticando diverse tecniche e grazie al mio amore per la natura, mi sono orientato verso il carp fishing, come se fosse destino.

Pensa che intorno al 1988 acquistai una canna da carp fishing in tre pezzi, con un rudimentale avvisatore acustico a calamita, posizionato sopra il mulinello e collegato internamente a un LED. Per l’epoca, fu una spesa notevole. Tuttavia, quando scoprii che questa tecnica prevedeva l’uso di esche esterne all’amo, ne rimasi spiazzato. Ero ossessionato dall’idea di nascondere maniacalmente l’esca, e così riposi la canna in uno sgabuzzino per circa 15 anni.

Poi, un giorno, un amico, che non aveva mai pescato prima, si presentò con un pod. Mi tornò alla mente quella vecchia canna, così iniziai a informarmi sulle montature e acquistai delle boilies rosse al gusto di crayfish. Dopo appena un’ora di pesca, catturai una carpa di 5-6 kg, quando con la bolognese non ero mai andato oltre i 2 kg in un anno intero!

Da quel momento ho messo da parte tutte le altre tecniche e mi sono dedicato completamente al carp fishing. L’alchimia delle boilies mi affascinò subito. Amo cucinare e sperimentare, quindi mi immersi nello studio dei pochi libri validi disponibili all’epoca, tra cui “Boilies and Mix” di Roberto Ripamonti, che considero uno dei migliori in chiave moderna. Arrivai a produrre boilies in grande quantità, tanto da pensare di aprire una piccola attività, “Le palline di Uge”, che però alla fine restò una cosa solo per amici.

2.Considerata la tua esperienza, potresti dirci come è cambiata nel corso degli anni la formulazione dei mix da carpfishing? 

Dal mio punto di vista, posso dividere l’evoluzione del carp fishing in tre periodi storici.

Il primo è quello dei pionieri, un’epoca affascinante in cui regnava l’ignoranza e tutto era frutto di sperimentazione. Le conoscenze derivavano dall’itticoltura e da prove sul campo fatte da pescatori che sembravano usciti da un romanzo.

Il secondo periodo, forse quello che amo di più, è caratterizzato dalla purezza sia della tecnica di pesca che delle esche. In questa fase si sviluppa la consapevolezza che la qualità delle materie prime è la vera chiave del successo. Nascono così esche come le trigga, le prime boilies dove il profumo e il sapore derivano principalmente dalle farine, riducendo al minimo l’apporto di additivi artificiali. Questa filosofia mi affascina tuttora, anche se so che non è realistico pensare che siano sempre più efficaci rispetto a esche più “innaturali”, almeno nel breve termine.

Infine, arriviamo all’attualità, agli ultimi dieci anni circa, dove tutto è cambiato. I laghi sono sempre più gestiti e la selezione delle prede è praticamente scomparsa. L’utente medio considera una carpa da 10 kg poco più di un carassio. Le esche, ormai, devono funzionare in tempi brevissimi, persino in ambienti dove non sono mai state usate prima, mentre i pesci, che sono stati presi e rilasciati innumerevoli volte, sono quasi terrorizzati dal cibarsi. Questo ha snaturato tutto: l’esca ha perso quel romanticismo che ci faceva sentire alchimisti in cerca della formula perfetta.

3Cosa ne pensi delle boilies ready-made di oggi?

Oggi, proprio come la società ha manipolato le abitudini alimentari dell’uomo con cibi ultra-processati, anche il mondo delle boilies si è adattato, offrendo sempre meno prodotti di qualità superiore a favore di esche “vuote”, ma estremamente attrattive nell’immediato. Questa tendenza è il risultato di come la nostra disciplina si è evoluta: poca pasturazione, sessioni in luoghi già sovra pasturati e un’enorme pressione di pesca.

4. Tra una boilie che imita il cibo presente nell’acqua e una HNV (High Nutritional Value) quale sceglieresti e in quale ambiente acquatico la useresti?

Premettendo che, a parte qualche esperimento, non ho mai fatto un ampio uso dei derivati del latte, mi considero un sostenitore del “quasi cibo”. La scelta su quale tipo di esca utilizzare dipende dalle specifiche pescate che intendo affrontare.

Adoro viziare le mie prede e amo pasturare, convinto che il successo della mia pesca sia principalmente determinato dalle mie esche (anche se spesso è solo un desiderio illusorio). Una boilie non potrà mai competere con un chicco di mais, di canapa o un gamberetto; ritengo che le esche naturali siano imbattibili in termini di attrazione. Dopotutto, la boilie è stata concepita per selezionare la taglia, poiché i grandi esemplari si mescolano spesso con centinaia di piccoli pesci.

5. Cosa pensi delle esche finte?

Devo riconoscere che, in alcuni contesti, queste esche si rivelano efficaci e insostituibili. Lo dico con rammarico, perché ciò mina le mie aspirazioni di creare un’esca perfetta, bilanciata e realizzata con materie prime di alta qualità. Le carpe si lanciano sugli stick mix e sulla pasta da inserire nel metodo, finendo così per cadere nel tranello del finto. Anche se non mi entusiasma, devo ammettere che funziona!

6. Cosa ne pensi delle boiles pop-up?

Le pop up rappresentano una soluzione interessante, in cui il contenuto in termini di materie prime ha un’importanza limitata, se non per la loro capacità di rilasciare odori e sapori in base alla temperatura dell’acqua e alla pressione relativa alla profondità di pesca. Ritengo che siano più adatte a situazioni di forte pressione di pesca o durante periodi di apatia alimentare.

7. Qual è l’elemento più importante in un boile in modo che sia immediatamente riconosciuta come fonte di cibo in acqua?

Non mi dilungo troppo: un gambero tritato esercita un’attrazione immediata. Questo dimostra che più la materia prima è semplice e di qualità, meno la carpa la valuterà con sospetto.

8. In che modo la disciplina e la mentalità sviluppate attraverso lo sport ad alto livello, come il beach volley, hanno influenzato il tuo approccio al carpfishing? Pensi che lo sport abbia avuto un ruolo importante nel coltivare questa passione?

Sicuramente l’aver praticato e fatto diventare un lavoro uno sport raggiungendo i massimi livelli e ‘ peculiare di chi ha una forte determinazjone nel conquistare gli obbiettivi che si pone. Riportando questa caratteristica nel carp fishing ritengo che mi abbia aiutato a focalizzare un obbietivo preciso, amo conoscere la storia, la teoria e poi applicarla nella pratica; sicuramente sono stato  un pescatore normalissimo ma con mire ed obbiettivi non limitati esclusivamente alla “grande carpa” ma piu’ alla carpa piu’ grande in relazione al contesto in cui decidevo di pescare. Per me il carp fishing e’ sempre stato una confort Zone dove rifugiarmi quando avevo bisogno di relax dalla pressione dell’agonismo. 

9. Secondo te, quali sono gli ingredienti che non dovrebbero mai mancare in una boile adatta alle sessioni invernali con temperature dell’acqua inferiori ai 13 gradi centigradi?

Collego l’utilizzo degli ingredienti alla temperatura e alla ricchezza dell’alimento naturale presente nello spot. Quindi, la scelta varia notevolmente a seconda del microclima in cui vivono e si alimentano le carpe.

Se dovessi basarmi esclusivamente sulla temperatura, direi che a basse temperature opterei per ingredienti estremamente energetici ma leggeri. Apprezzo molto i liquid food di qualità, poiché posso utilizzare una boilie composta da farine di base e, allo stesso tempo, rendere l’innesco ricco di energia.

10. Poiché è difficile capire quali sono le carenze nutrizionali in una carpa che vive in un certo ambiente acquatico, cosa conta di più in un boile: il livello proteico, gli aminoacidi inclusi o cosa?

Tutti Gli essere viventi hanno i loro cibi specie specifici, quindi ritengo che la miglior soluzione sia quella di studiare i cibi delle carpe ed avvicinarsi il piu’ possibile a quelli. Questo in una prospettiva di pescare in posti naturali, dove si pastura e si testa. 

11. Cosa ne pensi della scelta di pescare con una boile piccola o con una grande, per esempio da 30mm?

Questo è un tema che mi appassiona molto, perché rappresenta, insieme alla durezza dell’esca, il fondamento della nascita della boilie: la SELEZIONE.

È un argomento a me caro; ho pescato e continuo a pescare molto nel Massaciuccoli, dove il sovraffollamento di carpe è da sempre un deterrente per la nostra tecnica. Tuttavia, per me è sempre stato un modo per testare le soluzioni migliori per la selezione.

In natura, la carpa tende a preferire cibi piccoli: oltre ai gamberi e ai piccoli pesci, il resto è composto da vermi, lumachine e germogli, tutto ciò che può aspirare facilmente. Con questo in mente, la dimensione dell’esca diventa cruciale per la selezione. Poiché le carpe mangiano per aspirazione, aumentando la dimensione dell’esca si riduce la possibilità che i pesci più piccoli possano rimanere allamati, permettendo così all’esca di rimanere sullo spot in attesa di “aspiratori” più capienti.

Io utilizzo spesso boilies di dimensioni 28/30/32 mm, ma le alleggerisco sempre. Una boilie da 30 mm, se affondante e classica, viene raramente aspirata con aggressività in caso di diffidenza o apatia, limitando quindi la possibilità di cattura.

12. Quanto è importante per te l’inclusione dell’aroma in una boile?

Non sono un amante degli aromi, si ad olii essenziali o estratti, uso sempre un pò di aroma che sia glicole, combo o alcolico in base al mix e alla stagione, ma e’ un utilizzo che ti direi piu’ legato al mio naso che al fatto che possa o meno attrarre la carpa. 

13. La carpa, preferisce di più i gusti dolci o salati?

Come per ogni essere vivente, sono le abitudini e la disponibilità in natura che crea la preferenza. 

Diciamo che sulla foce si un fiume forse le carpe aggrediscono con piu’ facilita’ un esca a base di farine di pesce che un esca con basi dolci o fruttate, sottolineo aggredisce non preferisce. 

14. Caro Eugenio, nel ringraziarti immensamente per il tempo che mi hai dedicato, ti faccio un’ultima domanda di rito, cosa pensi della rivista online CarpMagazine.it?

CarpMagazine.it ad oggi e’ una delle poche riviste online di settore se non l’unica  che mantiene uno spessore tecnico di qualita’ con argomenti inerenti il carp fishing nella sua vera essenza.

Intervista a cura di Donato Corrente, fondatore e creatore di Carpmagazine.it, la prima rivista digitale in Italia interamente dedicata al mondo del carpfishing.

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