Self Made
Per i meno esperti un aiuto grazie al quale cominciare a cimentarsi con il self made, conoscendo gli ingredienti basilari ed evitando gli errori più comuni. Inoltre qualche dritta per organizzarsi al meglio.
Tanti carpisti pescano con boiles commerciali, altri se le preparano tra le pareti domestiche, altri ancora vorrebbero provare a farle ma non sanno da dove cominciare. Quest’articolo abbraccia tutte e tre le tipologie di pescatori, facendo una breve panoramica su quest’affascinante mondo, vedremo come organizzare un piccolo laboratorio, dove creare valide esche da carpa svelando anche qualche trucco e consiglio per evitare gli errori più comuni.
Prima di cominciare però cerchiamo di capire il perchè dovremmo impiegare a discapito di una sessione di pesca, parte del nostro tempo libero alla produzione di esche da carpa, quando nei negozi specializzati possiamo trovarle pronte all’uso. La prima risposta che mi viene in mente e il risparmio in denaro che avremmo facendole noi stessi, ma dipende sempre da quali ingredienti scegliamo per la nostra miscela. Una seconda risposta potrebbe essere quella di avere la completa libertà di scelta nell’individuare i componenti che più riteniamo idonei per la creazione della nostra boile; infine la possibilità organizzandosi con un amico di produrre svariati chilogrammi di boiles utili in pasturazioni a lungo periodo, o semplicemente per congelarle avendo così una piccola scorta sempre disponibile. A queste tre conclusioni penso ci siano arrivati in tanti. Ora però, vorrei svelarvi alcune personali motivazioni che mi hanno portato alla decisione di mettermi in proprio.
Diventare carpisti a 360 gradi significa anche passare un pò del nostro tempo tra farine, uova e tavola, per acquisire gradatamente la meccanica dei nostri futuri mix. Questo percorso non farà altro che renderci pescatori più attenti nell’osservare le abitudini dei nostri ciprinidi, permettendoci così di formulare una boile fatta su misura in relazione alla carpa che decidiamo di catturare e all’ambiente acquatico nel quale si alimenta e vive. In ultimo, non per importanza, la soddisfazione di catturare la carpa della nostra vita con un esca formulata e creata da noi stessi, forse il risultato più grande al quale un carpista può ambire.
Detto questo, dimentichiamo strane alchimie e cerchiamo di non ascoltare quei personaggi che sembrano più dei laureati in chimica che veri self-maker, la semplicità sarà la chiave del nostro successo come sempre. Le principali farine che utilizzeremo di più e che consiglio per la creazione di ottime esche da carpa si dividono così:
Le farine principali
Farina di Mais: Il mais nasce da una pianta erbacea annuale della famiglia delle graminacee. Dalla macinazione dei suoi chicchi si estraggono tre tipi di farine: la Bramata dalla grana grossa che consiglio, il Fioretto a grana fine destinata alla creazione di vari tipi di polenta, il Fumetto usata invece per creare alcuni tipi di biscotti. La quantità massima da inserire nel nostro mix si attesta intorno al 30% mentre il suo valore proteico è circa l’8%.
Farina di Soia: la soia appartiene alla famiglia delle papilionacee e fu coltivata in Cina per la prima volta. Abbiamo due varianti di questa farina, quella grassa che possiede elevatissimi livelli di acidi grassi e un alto contenuto di lecitina di soia ottimo emulsionante naturale. Quella tostata invece ha un valore energetico superiore e la utilizzeremo nei nostri mix estivi quando l’acqua ha un ottimo gradiente termico che si attesta sui 22-23 gradi. La percentuale da impiegare nel mix può superare anche il 35%.
Farina di Semola: le sue origini provengono dall’Asia sud occidentale e fa parte anche lei della famiglia delle graminacee, ha un profilo proteico molto basso mentre risulta essere alto in carboidrati. La sua grande capacità legante e l’ottima digeribilità ne fanno una farina strepitosa che piace moltissimo alle carpe e adatta alla creazione di diverse tipologie di mix. Essendo un ingrediente di volume può essere utilizzata anche nell’ordine del 50% dell’intero mix.
Le farine gustative principali
La farina di Arachide: di origine brasiliana questa farina trova impiego come taglio per i birdfood e i pastoncini ma il suo impiego migliore è con i Nutty mix, ossia mix di base con aggiunta di farina di arachide. Consiglio il suo utilizzo con acqua superiore ai 15 gradi poichè la grande quantità di oli contenuta al suo interno troverebbe maggiore difficoltà nel fuoriuscire nelle stagione fredda. Utilizzatela nella quantità massima del 25%.
La farina di Tiger Nut: derivata dalle famose tiger nut che ormai spopolano tra tutti i carpisti, questa farina molto usata dal sottoscritto la potete impiegare come quella di arachide, tenendo conto però che ha proprietà nutrizionali inferiori. Nella stagione estiva e fino a quando l’acqua non scende sotto i 15 gradi risulta essere molto gradita dalle carpe utilizzandola nell’ordine di max 25% dell’intero mix.
La farina di Canapa: questa farina la consiglio per la preparazione di boiles non solo per le carpe ma anche per la cattura degli amur, infatti risulta essere molto gradita ad entrambe le specie ittiche. La si può utilizzare sia come taglio per i birdfood nella quantità massima del 20% e sia nei method mix. Consiglio di inserirla in entrambi, così da poter pescare con la tecnica del method mix innescando sull’hair rig boiles alla canapa.
Pastoncini e Farine di Pesce
I pastoncini meglio conosciuti da noi carpisti come birdfood hanno tante di quelle qualità da poter dire che non servirebbe altro per produrre una boile di qualità e che venga accettata fin da subito in qualsiasi specchio d’acqua conosciuto o no. L’elevato potere di assorbimento dei liquidi e la grossa granulometria, permettono uno scambio continuo delle sostanze attrattive contenute nelle boile con l’elemento liquido. I principali birdfood sono:
Nectarblend, il Red Factor e (come lo chiama il sottoscritto) il Re indiscusso Mister Robin Red la cui miscela celata ai più, contiene queste spezie: il pepe, la paprika, il peperoncino piccante, il fieno greco, il cardamono, la noce moscata e il curry(che a sua volta è una miscela) in proporzioni ovviamente sconosciute.
Il Nectarblend dal colore giallo acceso ha un gusto davvero dolce, dovuto dall’alto contenuto di uova e miele. Al suo interno troviamo anche i semi di niger, orzo e canapa. Da impiegarsi nell’ordine del 15-20% dell’intero mix per la creazione di boiles veloci ad entrare in pesca e per la stagione invernale.
Il Red Factor dal colore rosso dato dal famoso elemento noto come la carofilla rossa, ha un gusto dolce e una granulometria media. Molto ricco di oli e vitamine si consiglia l’uso nel periodo invernale e tardo primaverile inserendolo nel nostro mix base con un dosaggio consigliato che oscilla tra il 5-20%.
Le farine di pesce delle quali non sono stato mai un grande utilizzatore, forse perchè non sono convinto della loro efficacia, o meglio se impiegate per la formulazione di un birdfish possono rappresentare una valida alternativa ai classici birdfood mix. La scelta anche qui non è facile considerato il fatto che oggigiorno di farine di pesce c’è ne sono diverse, ma noi ci limiteremo ad utilizzarne al massimo tre o quattro compresa quella di gamberi utile per produrre boiles pop-up(galleggianti) impiegandola in dosaggi superiori ai 50 grammi per 1 kg di mix, le altre sono : la famosa “999” o farina di aringa, la farina di crostacei e infine quella di tonno e spada che si sta dimostrando davvero efficaci in fiume.
Le dosi che consiglio per la formulazione di un birdfish, sono di massimo cento grammi da aggiungere per 1 kg di mix secco. Nella formulazione di questo mix cerchiamo di dosare al minimo i nostri aromi sfruttando l’odore pungente delle nostre farine di pesce, in aternativa possiamo anche aggiungere i nostri cento grammi ad un semplice mix 50/50 molto facile da rollare, dal costo contenuto e ottimo trasportatore degli attrattori contenuti nell’impasto.
La lista della spesa e come organizzarsi
Il luogo ideale dove allestire un piccolo laboratorio dedicato al self-made è una cantina se abbiamo la fortuna di averla, altrimenti possiamo optare per il box con sicuramente qualche comodità in meno. La cantina fresca in Estate e meno fredda in Inverno fà proprio al caso nostro, con un pò d’impegno, una volta ripulita, potrà diventare la nostra seconda casa. Di solito nelle cantine più datate, tipo la mia, c’è sempre una stufa in ghisa per riscaldare le giornate più fredde, in alternativa la sostituiremo con una più moderna stufetta elettrica. Ci procureremo delle cassette di plastica, quelle della frutta vanno benissimo, ci occorreranno per sistemare le nostre boiles una volta cotte al vapore e anche per la successiva asciugatura. Una o più tavole di rullaggio nella misura del 20 mm o superiore, non prendetela di misura inferiore per evitare problemi di rullaggio soprattutto con i birdfood mix dalla grossa granulometria.
Uno scaffale a due ripiani dove ordinare le nostre farine in base ai mix che più utilizzati.
Una mensola da sistemare preferibilmente dove abbiamo la nostra impastatrice, dove verranno riposti gli aromi che usiamo di più, la bottiglia dell’olio, necessaria a rendere elastico il nostro impasto e qualche additivo in polvere. Il resto dei nostri aromi compresi quelli dall’odore più pestilenziale, meglio se li conserviamo in un mobiletto chiuso.Per lavorare il mix avremmo bisogno di un ripiano in marmo ma possiamo benissimo optare per un vecchio tavolino in legno lucido. Cerchiamo di sistemare il ripiano dove realizzeremo il nostro salsicciotto accanto alla pistola per estrudere come a creare una perfetta catena di montaggio. La spesa del compressore è d’obbligo ovviamente se vogliamo velocizzare l’operazione di estrusione del nostro mix. L’impastatrice, anche questa indispensabile, dovrà essere capiente e abbastanza potente, in modo da poter mescolare insieme la parte liquida a quella secca di differenti tipologie di mix. Io consiglio di lavorare un impasto di massimo 4 kg alla volta, che potremo gestire anche quando saremo da soli senza il nostro socio. Si possono anche lavorare impasti più consistenti ma dovremmo mettere in conto di adeguare anche l’attrezzatura per estrudere lo stesso con dei costi sicuramente superiori. Adesso mi farò un pochino di pubblicità ma solo per informarvi che sul mio sito internet www.donatocorrente.it nella sezione “l’officina del Big Hunter Carp Team” c’è descritto come costruirsi una impastatrice da soli. Come soluzione per i più pigri possiamo utilizzare un trapano che lavora a basso numero di giri come quelli impiegati per mescolare la colla, io mi trovo bene ad usarlo. Se abbiamo a portata di mano anche un lavandino ci tornerà utile per lavare gli attrezzi a fine lavori, meglio se è collocato vicino all’angolo cottura. Per cuocere le nostre esche avremo bisogno di un fornello a gas meglio se situato lontano dal laboratorio e magari collegato con un tubo non troppo corto, in modo da poterlo sistemare anche all’aperto, evitando così di soffrire il caldo in Estate. Per cuocere le esche al vapore avremo anche bisogno di alcuni cestelli che potremo costruirci da soli se abbiamo un pò di manualità oppure comprarli nei negozi specializzati . Io ne ho trovati di due tipi, uno più economico e un altro un pò più professionale, a noi la scelta secondo le nostre possibilità. Naturalmente non dimentichiamoci che i cestelli dovranno essere scelti in base al pentolone che li ospiterà e comunque dovranno essere in grado di contenere almeno 5 kg di palline del 20 mm di diametro per ripiano. Preferiremo una pentola in alluminio, materiale leggero e veloce nel condurre il calore. Per finire un timer e qui a noi scegliere quello più originale, che ci ricorderà che le nostre esche sono pronte per essere inserite nelle cassette di plastica.
Trucchi ed errori da evitare
In alternativa alle uova possiamo utilizzare anche l’albume liquido in vendita nei supermercati, teniamo presente però che otterremo una pallina più digeribile e assimilabile dal pesce ma allo stesso tempo potremmo avere qualche problemino rullando mix grossolani a causa dell’eliminazione del tuorlo, fonte di grassi. Ovvieremo a questo problema inserendo nella parte liquida dai venti ai trenta ml di olio meglio se di pesce sempre per 1 kg di mix.
Sbattiamo sempre il nostro impasto prima di estruderlo, elimineremo le bolle d’aria che si sono create in fase di miscelazione.
Inseriamo all’interno del nostro mix secco 50 grammi di un buon method ricco di semi di canapa, permetterà di aumentare la granulometria dei nostri birdfood ma sopratutto dei fishmeal o birfish, così facendo avremo in acqua una dispersione degli aromi più veloce.
Il dolcificante, elemento tanto importante da non dimenticare mai può benissimo essere sostituito con un’altro altrettanto valido ma creato da noi stessi. Basterà inserire dai 500 ai 600 grammi di zucchero in 1 litro di acqua fino a quando non si è sciolto del tutto. Da questo procedimento otteremo un liquido scuro da inserire nel mix fino a 300 millitri per chilo senza avere nessun tipo di problema in fase di rullaggio.
Rispettiamo sempre le dosi di aroma riportate sulle nostre boccette tenendo bene a mente che quelli a base alcolica vanno sempre dosati in quantità minore rispetto a quelli a base di glicerolo. Possiamo anche per comodità creare delle basi aromatiche nell’ordine dei 200 ml da conservare in appositi contenitori in plastica con tacche ogni 20 ml, ci torneranno utili durante la nostra produzione di boiles evitando di perdere tempo miscelandoli ogni volta. Ricordate di non dare importanza all’odore percepito dal vostro naso, ma al solvente usato, cercando di inserire nella nostra parte liquida due di diversa natura.
Tra i metodi di conservazione delle boiles abbiamo diversi sistemi ma ne consiglio solo due. Per il primo ci viene in aiuto la chimica, utilizzando un conservante liquido ormai a listino in quasi tutti i negozi specializzati, con questo metodo avremo le boiles più veloci ad entrare in pesca. Il secondo metodo è quello di procurarsi un congelatore a pozzetto dove andremo a stivare i nostri sacchetti per il gelo con all’interno un quantitativo di boiles in base all’uso che ne faremo. Le esche congelate subito dopo l’asciugatura conserveranno la loro fragranza, unico inconveniente e che non potremo più ricongelarle.
Cerchiamo di cuocerle a dovere, di solito io impiego tra i cinque e i sette minuti in base al mix usato, impiegheranno meno tempo in fase di asciugatura e potremmo così conservarle subito o meglio ancora andare subito a pesca per testarle.
La scelta finale tra Birdfood, Fishmeal e Birdfish mix, secondo me, ricade sicuramente da come spero avrete capito sul birdfood mix per le sessioni veloci e sul birdfish mix per le pasturazioni dette a lungo periodo di uno spot conosciuto.
Autore Donato Corrente
7 commenti su “Self Made”
ottimo articolo, parlerai anche di spezie e di altri additivi?
Ciao Marco, le spezie erano in programma tempo permettendo, ma se hai voglia di scrivere qualcosa te fai pure!!! Grazie Donato
ah, grazie, proverò a scrivere un articolino bello completo sulle proprietà e sulle dosi delle spezie, sperando di averne il tempo pure io…
Lavoro meticoloso e degno della vostra passione, complimenti, sicuro che possa essere d’aiuto a molti neo selfisti.
Ciao Francesco, spero di si visto e considerato che oggi giorno con tutti i prodotti che esistono per la creazione delle esche è diventato davvero difficile scegliere i più appropriati. Quindi la conoscenza degli ingredienti basilari risulta essere fondamentale per creare un esca che sia semplice ma allo stesso tempo abbia i requisiti necessari per essere accettata in diverse tipologie di acque, ciò non toglie che con il tempo è possibile approndire i diversi aspetti che caratterizzano questo affascinante mondo!!!
Ciao a tutti ho una domanda da porvi allora:
sono tre anni piu o meno che mi faccio i cibi liquidi da solo usando fegato vongole cozze tonno e cose del genere,come fegato uso quello di vitello.Voi consigliate anche quello di maiale ,che dovrebbe costare anche meno,conoscete le differenze tra i due per i nostri scopi?
Ciao, allora la differenza tra i due tipi di fegato oltre al costo che é hai già fatto notare te, é nel contenuto di ferro che nel fegato di maiale é di 10,2 mg per 100gr di prodotto mentre in quello si vitello é di 7,9mg per 100gr. Da un punto di vista pratico il fegato di vitello ha una consistenza migliore e risulta quindi più sodo ma quello di maiale é migliore dal punto di vista nutritivo , considera anche che oggi giorno i maiali vengono allevati con metodi diversi dal passato e che quindi anche le loro carni risultano molto meno grasse. Prendi in considerazione anche i reni,polmoni o anche il cuore che insieme al fegato formano la categoria delle frattaglie.