I segreti dell’ Ecoscandaglio
Per quanto recente, nel mondo del carpfishing l’utilizzo dell’ecoscandaglio o ecometro si è diffuso velocemente grazie alla sua versatilità e adattabilità alle nostre esigenze di pesca.
Questo strumento nasce per un utilizzo marittimo e, al pari di molte altre invenzioni dell’ingegno umano come la reazione nucleare, ha trovato applicazione purtroppo anche in attività belliche. Questo oggetto, oltre che in campo medico, si presta anche a molte applicazioni in quello scientifico, utilizzando onde di varia natura, oltre a quelle acustiche, usate per la misurazione delle profondità dei fondali marini e lacustri, rilevarne le asperità e segnalare la presenza di grandi oggetti fluttuanti, semi sommersi o affondati come natanti od altri corpi. Con il passare degli anni è stato continuamente rielaborato subendo nel tempo modifiche di grafica sullo schermo e sofisticati potenziamenti nei sistemi di proiezione, con un aumento esponenziale di efficienza e di sensibilità. È in grado di rilevare anche branchi di pesci in movimento segnalandone velocità, profondità e taglia. Per questa sua versatilità e sensibilità è utilizzato in larga scala non solo da grandi imbarcazioni, ma anche dai pescherecci e adottato da ogni altro tipo di natante come indispensabile strumento di bordo.
Le proiezioni errate
Sulle sue prestazioni, in riferimento alla nostra attività sportiva, sono stati spesi fiumi di inchiostro, ma in questo contesto ci si vuole soffermare soprattutto su quello che
non è scritto nei manuali e che viene scoperto solo dopo molte esperienze sul campo. In ogni caso, prove e verifiche possono essere molto utili a chi cerca di elencare tutti i dati che questo strumento fornisce, per poi interpretarli in maniera corretta. All’atto pratico, tuttavia, vari dati sono spesso travisati dal carpista che per questo finisce con l’errare nella posa delle lenze o nella scelta dello spot, ossia della proiezione grafica del sito ove effettuare una battuta di pesca o da dove iniziare una pasturazione preventiva.
Molte volte vi sarà capitato di vedere sul vostro schermo un fondale che presentava una totale assenza di vegetazione e poi nel giro di poche ore veder apparire lo stesso luogo costellato di enormi cespugli d’alghe come se fossero apparsi dal nulla. Le domande che vi siete posti saranno state più o meno le stesse: “Che gli prende a quest’aggeggio? Che si sia rotto o magari sono io che inavvertitamente ho toccato qualcosa? Niente di tutto ciò: una siffatta apparizione improvvisa di ostacoli rilevati dall’apparato va per lo più attribuita alla diversa densità di masse d’acqua causata dal calore. Quando invece s’incontra un’unica variazione di forma pressoché circolare, essa è quasi certamente provocata dal pesce che, durante la ricerca di cibo, provoca nel fondale una nuvola di torbido. Questa può ingannare il carpista meno esperto il quale, magari per paura di calare la lenza su di un ostacolo, si tiene lontano proprio dal sito dove le nostre carpe stanno effettivamente pasturando.
Un’altra possibilità di valutazione errata della proiezione d’immagine può verificarsi in presenza di una sovrapposizione di strati d’acqua a temperatura diversa che il nostro
eco segnala come una coltre oscura in sospensione, dando la sensazione di trovarsi su di un banco d’alghe staccatosi dal fondo. È questo il caso, peraltro raro, in cui la diversa densità degli elementi dovuta, come appena accennato, alle temperature offre al carpista, magari per la prima volta, la possibilità di vedere fisicamente a quale profondità si verifica il famoso e tanto decantato termoclino, ossia il fenomeno che, determinando come una coperta il clima giusto, regola gli spostamenti delle carpe e le loro attività fisiologiche. In questo contesto si precisa per i meno esperti che per termoclino s’intende il punto della pendenza di una riva o la profondità da dove incomincia a verificarsi il cambiamento della temperatura dell’acqua rispetto allo strato di superficie soggetto alle variazioni climatiche dell’atmosfera.
I sentieri delle carpe
Un’altra importante cosa da tener presente quando si usa un eco è che ognuno di noi, nella ricerca dello spot giusto per la posa della propria esca nel sito ideale, ossia quello
più transitato dalle carpe, dovrebbe osservare bene il fondale. Noterebbe dei veri e propri sentieri che questi pesci percorrono, avanti e indietro, a profondità costanti. Spostandosi lentamente con la barca su questi tratturi si può notare sullo schermo, a profondità analoghe, una massiccia presenza di pesce foraggio, ossia di quel minutame che usa seguire le carpe alimentandosi di ciò che esse rilasciano, come gli avanzi di un banchetto da poco consumato e i rifiuti. In definitiva, questi pesci spazzino, aiutandoci indirettamente ad individuare il recente passaggio dei ciprinidi, ce ne segnalano non solo la vicinanza ma anche l’attività del momento, quindi, poco oltre, potremo individuare le nostre amiche ed iniziare la battuta di pesca.
Testo e foto di Giulio Santilli