La 1º rivista digitale nata in Italia sulla tecnica del Carpfishing – 2011-2023
La 1º rivista digitale nata in Italia sulla tecnica del Carpfishing – 2011-2023

Alta Marea

Alta Marea

Alta MareaLe condizioni climatiche manifestatesi finora, a dir poco sfavorevoli per il nostro sport, non hanno regalato nulla di facile. Nonostante tutto, grazie a costanza, sacrificio, esperienza, giusti accorgimenti e un pizzico di fortuna che non guasta mai, i risultati non mancano.

Durante quest’anno ci sono state incessanti piogge per mesi in tutto il Bel Paese. Grazie anche allo scioglimento delle ultime nevi sulle montagne che tramite i fossi riempiono i bacini di acqua fredda, stiamo vivendo un’annata particolare. Una sorta di “alta marea” che interessa sia le dighe ormai stracolme e vicine al trabocco che i laghi naturali e vulcanici dove si manifestano allagamenti nelle zone circostanti, facendo sparire intere spiagge e postazioni. Ma ormai ci siamo: è estate! La stagione degli amori è senz’altro uno dei periodi più accattivanti per praticare la nostra disciplina.

Sicuramente prolifico in termini di abboccate, ma di contro anche il più difficile per vincere la battaglia con le forzute combattenti che si trovano dall’altro capo della lenza, senza dubbio il momento in cui possiamo ammirare la cornice paesaggistica più estrema. Ci troviamo di fronte a scenari estremamente suggestivi, dove la natura fiorisce e si manifesta in tutto il suo splendore, fuori e soprattutto dentro l’elemento liquido. Bacini al massimo invaso, acqua che allaga intere praterie sommergendo alberi e ogni altro genere di ostacoli, per non parlare poi della comparsa di alghe, erbai, ninfee. Potremo ammirare decine di spot potenzialmente magici dove sedurre le nostre amate e agognate prede. E le fantasie dell’angler iniziano a viaggiare…

Uno scoppio di vita

Con l’arrivo della bella stagione i pesci iniziano a muoversi freneticamente alla ricerca di cibo, per prepararsi a dovere alla deposizione delle uova. Essendo la carpa un pesce a sangue freddo, la sua attività dipende molto dalla temperatura dell’acqua e dalle condizioni climatiche. Perciò in questo periodo è possibile intercettarle in fondali estremamente bassi dove i raggi del sole scaldano facilmente e velocemente l’elemento. Si verifica una sorta di risveglio dal lungo letargo invernale (mai comunque totale), che coincide con quello di tutta la fauna lacustre, contemporaneamente alla crescita di vegetazione e piante acquatiche. Nella varietà di ambienti che possiamo visitare nel nostro percorso incontreremo diversi tipi di piante acquatiche, ognuna con le proprie caratteristiche.

Si differenziano in piante palustri o marginali, vivono in zone umide oppure immerse in pochi centimetri d’acqua, piante galleggianti, vivono fluttuando sulla superficie dell’acqua, alghe, per definizione organismi vegetali che popolano acque dolci e salmastre e che, pur svolgendo la fotosintesi, non presentano organi differenziati e specializzati quali fiori e radici, e piante sommerse, specie che vivono completamente immerse in acqua, che in molti casi permettono anche l’ossigenazione della stessa. Tra alghe e vegetazione sommersa l’azione di pesca non sarà delle più facili, ma indubbiamente in tali condizioni avremo uno spot dalle grandi potenzialità, assolutamente da non sottovalutare. Infatti, è proprio lì che le nostre amiche bazzicheranno in cerca di cibo naturale particolarmente abbondante in questa stagione. Gamberi, chioccioline, cozze, insetti vari, vermi e qualsiasi altra cosa commestibile che si trova nelle zone allagate fa parte della dieta quotidiana delle carpe.

Attrezzature adeguate

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Una volta scelto lo specchio d’acqua e dopo un’attenta perlustrazione dello stesso, andremo a individuare quelle zone dove sono presenti alghe e piante acquatiche, inizialmente grazie ad un’oculata osservazione ad occhio nudo, poi possibilmente con l’aiuto di barca ed ecoscandaglio, ed in alcuni casi anche con l’ausilio di un batiscopio, strumento spesso dimenticato ma di utilizzo estremamente semplice ed efficace, andremo a trovare quelle zone che ci interessano maggiormente. Corridoi, buche tra le alghe e zone libere da esse, ostacoli sommersi sono sicuri punti di passaggio dove noi andremo a calare i nostri terminali al fine d’intercettare le carpe. Il tutto dovrà essere fatto con la massima calma, senza tralasciare nulla al caso. L’ecoscandaglio avrà un ruolo molto importante: lui sarà il nostro amico fidato, più affiatamento ci sarà col nostro amico, maggiori saranno le possibilità di riuscita.

Dovremo leggerlo con attenzione per individuare qualsiasi tipo d’incaglio e ostacolo sommerso, onde evitare di restare attaccati a uno di loro rendendo vani i nostri sforzi. In condizioni difficili come queste è consigliabile utilizzare una madre lenza in trecciato che possiede le ormai note proprietà di segare letteralmente numerosi tipi di piante acquatiche. Ormai sappiamo tutti che la treccia non ha elasticità. Tale fattore, oltre ad avere dei vantaggi, come rapida segnalazione d’abboccate ed estremo piacere durante il combattimento, presenta anche importanti svantaggi. È necessario utilizzarla con attenzione in quanto proprio la sua rigidezza è spesso causa di frequenti slamature del pesce durante la fuga. Dovremo quindi utilizzare canne relativamente morbide, ma con una riserva di potenza sufficiente a schiodare il pesce dallo spot, con azione parabolica progressiva che ci aiuterà durante il combattimento ammortizzando le brusche ripartenze del pesce.

In queste situazioni anche la barca ha un ruolo fondamentale per il buon esito del combattimento. Generalmente il pesce innesca una fuga rapida e veloce verso le alghe acquatiche, quindi dovremo salire subito in barca e portarci il più velocemente possibile sulla cattura cercando di avere una trazione moderata e senza forzare troppo sulla treccia. In questo modo avremo maggiori chance di portare il pesce a guadino. Mai forzare, soprattutto da riva con il pesce incagliato, sarebbero altissime le probabilità di perderlo. Non sempre le cose vanno per il verso giusto, può succedere che il pesce resti completamente bloccato nelle alghe acquatiche. In questi casi è necessario prendere la treccia e tirarla con le mani e in tal caso c’è anche la possibilità che il pesce riesca a liberarsi dal nostro terminale, oppure di tirare su un malloppo di alghe con il pesce all’interno. Tutto ciò è da farsi con la più assoluta prudenza e i giusti accorgimenti possibili per la nostra sicurezza, facendo molta attenzione, in quanto tale lenza taglia la carne anche più facilmente dei rami!

Ostacoli sommersi

3Nella varietà di ambienti che si possono affrontare grazie alla nostra disciplina non esistono solo spot tempestati di alghe acquatiche. Frequentando laghi circondati da vetusti boschi di latifoglie, soprattutto in questo periodo di “alta marea”, troveremo gli hot spot nei pressi di alberi e cespugli sommersi o semisommersi. Pescare nei a ridosso di tali imponenti ostacoli si rivelerà certamente una strategia fruttuosa in termini di abboccate, ma sarà anche estremamente difficoltoso vincere il combattimento. In queste condizioni bisogna essere coscienti delle proprie azioni e agire di conseguenza. Per non mettere a repentaglio l’incolumità del pesce e ottenere i risultati sperati, bisogna utilizzare degli accorgimenti ben precisi. Al momento della scelta del punto dove calare dovremo valutare non solo la presenza di ostacoli sul fondo, ma anche ostacoli laterali e incagli lungo il percorso tra lo spot e la canna.

13Quindi dovremo cercare di prevedere la direzione nella quale si muoverà l’eventuale cattura e quali ostacoli punterà in relazione al posizionamento del rod-pod, quindi pescare più perpendicolarmente possibile. Tutte queste informazioni dovranno essere ben chiare nella testa anche e soprattutto nei concitati momenti che seguono l’abboccata. Frizioni serrate, pod picchettati, avvisatori al massimo della sensibilità e canne anche legate dovranno garantire che il pesce non prenda il filo necessario per raggiungere il riparo. Il resto lo dobbiamo fare noi montando la tenda più vicino possibile alle canne, magari con la porta aperta, e ferrando il pesce immediatamente. Dovremo inizialmente staccarlo il più possibile dalla “zona rossa” e quindi andargli incontro con l’ausilio dell’imbarcazione, proseguendo l’azione a lago aperto dove sarà molto più difficile per il pesce reperire un rifugio. Se non si è in grado di svolgere il tutto è bene evitare di calare lenze in spot “extreme”. Chiaramente sarebbe a rischio non solo il buon esito del combattimento, ma anche e soprattutto l’incolumità del pesce, cosa che troppe volte viene trascurata da molti carpisti.

Terminali

I rig che andremo ad usare dovranno essere tanto resistenti da sopportare eventuali sfregamenti e gli ami altrettanto robusti da sostenere un duro combattimento tra alghe e ostacoli che incontreranno sul fondo. Di conseguenza, per quanto riguarda gli ami opteremo generalmente su misure dell’1 e 2 , in quanto più sarà grande l’amo e maggiore sarà la forza che potremo esercitare sul terminale durante il combattimento, il duro tiro alla fune tra le alghe. E’ opportuno valutare bene la grandezza in base alla situazione che ci si presenterà davanti. Per quanto riguarda il trecciato, opteremo su un 35 o 45 lb rigorosamente non guainato in quanto il rivestimento termorestringente che lo ricopre tenderebbe a scivolare sulle piante acquatiche senza tagliarle a dovere, causando più facilmente incagli. In queste situazioni generalmente si tende a scegliere presentazioni pop-up.

Molto efficace risulta essere il “Blow Back Rig”, un finale che offre oltre ad ottime proprietà auto ferranti e caratteristiche anti-eject grazie allo scorrimento dell’anellino, sul quale viene realizzato il capello e relativo innesco, sul gambo dell’amo. Ciò consente, al momento dell’espulsione della boilie, che l’amo resti libero, mantenendo una posizione corretta nella bocca del pesce. Un’ottima variante molto efficace può essere il “D-rig”. Caratteristica fondamentale di questo finale è l’estrema mobilità dell’esca grazie all’asola a forma di “D” che andremo a realizzare sul gambo dell’amo. Su tale asola, con lo stesso meccanismo del “Blow Back Rig”, andremo a posizionare un anellino. Il “D-Rig” è un terminale che offre una presentazione molto aggressiva e, una volta aspirato, risulterà difficile da espellere per gli stessi motivi del precedente.

Per la costruzione di questi terminali è consigliabile utilizzare ami a gambo lungo. Se i terminali saranno realizzati a regola d’arte, l’innesco pop-up potrà essere staccato anche di molti centimetri dal fondale, fino anche 20 o 30 con vegetazione molto alta e fitta, fattore da valutare di volta in volta in base alla situazione che andremo ad incontrare. La sicurezza della lenza è molto importante per la salvaguardia delle carpe, quindi il piombo che useremo dovrà essere montato in modo che si possa sganciare facilmente nel caso di rotture o incagli. Sarà necessario quindi utilizzare clip del tipo “Bolt” oppure, per gli amanti delle lenze in linea, piombi “in line” a perdere. La sicurezza prima di tutto!

Pasturazione ed esche

8Le quantità dovranno essere valutate in funzione dello specchio che andremo ad affrontare. Personalmente nei grandi laghi in genere tendo a spargere molte esche su aree ampie con lo scopo d’intercettare grandi branchi di carpe, cercando di evitare che atterrino nel mezzo delle alghe. In ambienti più piccoli e ricchi di ostacoli sommersi o semisommersi tendo ad effettuare pasturazioni limitate, visto che queste zone, come già accennato in precedenza, sono già prolifere di cibo naturale. Anche in questiscandaa casi la tendenza è quella di stanare i pesci: più si pastura dentro gli ostacoli meno carpe usciranno in cerca di cibo. Personalmente amo utilizzare soprattutto boilies. Le profumate palline dovranno essere scelte o formulate in base alla stagione. Nel periodo primaverile/estivo preferisco esche dai buoni valori nutrizionali, che contengano farina di fegato (liver), attrattiva e molto gradita dalle carpe. Amo utilizzarla in combinazione con farina di gamberetto (krill), ingrediente dall’odore intenso e quasi indispensabile per la propria bontà e per il peso specifico piuttosto basso, che tende ad alleggerire la pallina stessa. Riguardo l’aromatizzazione, oltre a usare l’oramai affermato squid, adoro le combinazioni pesce-frutta, ad esempio crab e pesca, che mi ha sempre dato sorprendenti risultati nel tempo, spesso in situazioni anche difficili e di scarsa attività. Sul mercato ci sono boilies di tutti i gusti e colori, l’importante è sapere ciò che si sta usando, considerando soprattutto il fattore qualità, indispensabile per affrontare ambienti difficili come quelli descritti ed avere risultati nel corso degli anni

Una sfida avvincente 

La pesca tra le alghe, piante acquatiche e ostacoli è da ritenersi non facile, ma anzi molto impegnativa. Allo stesso tempo molto emotiva ed adrenalinica, PODAGROSI STEFANOoppure stressante e che ci può portare sull’orlo dell’esaurimento nervoso. Un mix di situazioni ed emozioni mai uguali, grandi arrabbiature ma anche immense soddisfazioni, secondo me una delle situazioni più intriganti ed emozionanti che la stupenda disciplina del carpfishing possa regalarci.

Testo e foto di Stefano Podagrosi

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