La 1º rivista digitale nata in Italia sulla tecnica del Carpfishing – 2011-2023
La 1º rivista digitale nata in Italia sulla tecnica del Carpfishing – 2011-2023

Approcci difficili

Approcci difficili

 

Febbraio con le sue nebbie mattutine e l’aria gelida non tradisce l’inizio del lento risveglio: facciamo allora le dovute considerazioni sul periodo cheApprocci difficili andremo ad affrontare. Questo è in assoluto il mese più difficile per la nostra tecnica di pesca, anche se marzo non è da meno,tant’e che si definisce carpfishing invernale quello che va da gennaio fino a metà marzo circa. In genere i grandi laghi per tutto dicembre non sono molto avari di catture, ma questo è sicuramente il periodo più duro, dove solo i più duri pescano e solo alcuni tra questi catturano. Ma le possibilità di cattura sono reali ed il pesce della vita è sempre dietro l’angolo.

Siamo a febbraio, nei primi giorni del mese e la routine di tutti i giorni può tenerci lontano dal nostro principale interesse, ma ci fermiamo per un attimo quando un timido raggio di sole fa capolino tra la nebbia fitta e gelida e tutto ad un tratto ci sentiamo assaliti da una voglia quasi indomabile, un bisogno innato che ci costringe a scrutare qualche piano d’acqua con la speranza di cogliere qualsiasi minimo segno di attività delle nostre amiche carpe. Ma troppo spesso questo bisogno viene represso quando, dopo una breve gita nei nostri paradisi nascosti, ci convinciamo che è troppo presto per tentare la sorte e che le carpe saranno ancora immobili e troppo restie ad assaggiare le nostre esche; cosi non ci resta che tornare a casa sconsolati, in attesa che la stagione faccia il suo corso.

Allora sì che potremo pescare, magari troveremo il nostro angolo di paradiso occupato da un altro carpista, o dovremo discutere con qualcuno che sta pasturando magari a 500 mt di distanza da noi!! Ma allora perché non sfidare il freddo e regalarci qualche splendida sessione di pesca anticipata? Senza discussioni, senza problemi, senza stress, solo noi e le canne e un silenzio che sembra magia. Questo è il fascino della pesca in un periodo difficile dove una sola preda vale più di ogni cosa. Diverse persone che conosco hanno fatto il loro “personal best” proprio in questo mese nei grandi laghi, perché comunque le grosse carpe, anche se rallentano il loro metabolismo, non smettono mai di alimentarsi.

Certo che le grandi distese d’acqua per forza di cose ci mettono molto più tempo a riscaldarsi rispetto ai piccoli laghetti artificiali e non dove la minor quantità d’acqua e la profondità spesso scarsa influiscono positivamente sull’innalzamento delle temperatura dovuto ai raggi solari. Spesso ci troviamo di fronte a specchi d’acqua molto profondi per cui i deboli raggi del sole non riescono a scaldare l’acqua se non appena sotto la superficie. In questo periodo i grandi laghi naturali si trovano in uno stato di isotermia,cioè la temperatura dell’acqua dalla superficie fino al fondo è pressoché la stessa, di solito 7-8 gradi. La pesca in queste condizioni non è certo cosa facile, ma non è detto che non valga la pena tentare la sorte.

Questione di temperature

I grandi laghi fanno storia a sé e se è vero che la grande massa d’acqua impiega molto più tempo a scaldarsi, bisogna dire anche che nel cuoreApprocci difficili dell’inverno questi bacini rimangono abbastanza produttivi, visto che la temperatura dell’acqua, come abbiamo detto, difficilmente scende sotto gli 8 gradi. Vediamo di capire il perché. Durante tutto l’arco dell’anno i grandi bacini con profondità massima maggiore di 50-70 mt hanno una temperatura di 8-10° costante oltre i 20-30 mt di profondità e questo succede anche in estate quando in superficie si possono avere fino a 25° e oltre. Succede, infatti, che in estate la massa d’acqua calda superficiale per via della “barriera termica”, un fenomeno di origine naturale per il quale due masse d’acqua con temperature molto differenti l’una dall’altra non riescono a mescolarsi, galleggi sul corpo sottostante che ha una temperatura di circa 8°.

In inverno, quando lo strato superficiale si raffredda (5-6°), tende a scendere verso il basso dove si mescolerà con la grande massa d’acqua inferiore a 8° che garantirà comunque una notevole riserva di “calore”. Vi siete mai chiesti come mai i grandi laghi non ghiacciano mai, nemmeno in superficie? Ecco svelato il mistero. Provate voi stessi a misurare la temperatura dell’acqua in uno stagno o una cava in gennaio e febbraio, se avrete la fortuna di non trovarvi davanti ad una pista di pattinaggio su ghiaccio, e confrontatela con quella di un grande lago!! Che dire poi delle numerose catture multiple ottenute nel lago di Bolsena in pieno inverno da me e da diversi miei amici? I grandi laghi in inverno possono regalarci piacevoli sorprese proprio per l’abitudine che hanno le carpe, soprattutto le grosse, a cibarsi anche in questo periodo.

 

Zone di stazionamento e di alimentazione

Le cosiddette zone di alimentazione nei mesi di febbraio inizio marzo, sono generalmente le stesse zone in cui potremo trovare il pesce nel cuoreApprocci difficili dell’inverno, visto che la temperatura dell’acqua non ha subito notevoli variazioni. Partendo dal presupposto che le nostre avversarie in questo periodo dell’anno non amano effettuare lunghi spostamenti, in alcuni casi i “viaggi” sono veramente pochi e ben mirati alle fonti di cibo più vicine, tenteremo la sorte quindi nei fondali medio profondi, 7-10 mt, dove la temperatura è più costante, e possibilmente ricchi di ostacoli dove le carpe amano sostare tra un piccolo pasto e l’altro, tra i quali possono passare anche interi giorni di digiuno.

Ma non dobbiamo spaventarci in quanto solitamente, se abbiamo trovato una buona zona, probabilmente non sarà una sola carpa a frequentarla ed è possibile che qualche pesce faccia visita ai nostri terminali. Per tornare a noi direi che se abbiamo la fortuna di trovare qualche ammasso roccioso o legnaie, o anche un grande erbaio sopravvissuto ai rigori invernali, già siamo a metà dell’opera. Personalmente non sono dell’idea che le carpe in questo periodo si tengano alla larga dalle alghe in decomposizione perché queste sottraggono ossigeno. Per prima cosa bisogna dire che nei mesi invernali il problema dell’ossigeno a mio avviso non si pone, visto che l’acqua fredda contiene di norma una quantità di ossigeno maggiore di quella calda: in più, nei grandi laghi si ha l’effetto rigenerante dei venti che contribuiscono al rimescolamento ed all’ossigenazione delle acque, per cui il problema delle alghe in decomposizione, secondo il mio parere, è relativo.

Seconda cosa: forse ci siamo dimenticati che la carpa può vivere anche in condizioni di scarsissima ossigenazione e che nei pressi di un erbaio, anche se in decomposizione, può trovare nutrimento? E’ successo a me personalmente ad inizio febbraio di individuare un banco di alghe morte prese d’assalto da numerosissimi gamberetti, tanto che ogni volta che catturavo una carpa nei pressi del miracoloso erbaio, e non ne ho prese poche considerato il periodo, trovavo i graziosi animaletti dappertutto nel mio guadino e tra i ciuffi di erbe che rimanevano attaccati alla lenza.

Quindi in questa stagione è ancora più importante che in altri periodi pescare a ridosso degli ostacoli sommersi, siano essi erbai, legnaie o ammassi rocciosi, proprio per l’attitudine che hanno le carpe, in condizioni di basse temperature, a rimanere più a lungo nei pressi di un cosiddetto “riparo”. Non dimentichiamoci poi che le consuete rotte di pascolo, o le zone frequentate dalle nostre amiche anche in altri periodi dell’anno, possono comunque regalare buoni risultati, visto che saranno visitate di tanto in tanto anche nella stagione fredda. Ottime zone in questo periodo sono i fondali sassosi e ciottolosi, meglio se con rocce affioranti o pareti rocciose a picco, per due diversi motivi e il primo motivo è che in queste zone è possibile anche con basse temperature trovare qualche forma di nutrimento, crostacei.

Negli ambienti dove sono presenti i gamberi sarà un motivo in più per tentare la sorte, visto che questi simpatici “coinquilini” delle carpe hanno un fabbisogno continuo di calcio, quindi amano sostare in fondali rocciosi, meglio se di materiale calcareo. Il secondo motivo è dovuto alle caratteristiche di assorbimento-rilascio di calore che hanno tutti i materiali rocciosi. In giornate particolarmente soleggiate, infatti, succede che, soprattutto in luoghi dove sono presenti rocce affioranti o pareti rocciose, le rocce assorbano calore dal sole fungendo da accumulatori naturali e questo calore verrà poi pian piano rilasciato in acqua per via della dispersione termica e contribuirà a riscaldare l’acqua quel poco in più che basta alle nostre amiche per concedersi un pasto di tanto in tanto. In questo caso è opportuno considerare i fondali bassi, 2-4 mt, come i migliori hot spot in assoluto nelle giornate soleggiate e soprattutto nei periodi più o meno prolungati di bel tempo stabile.

Carpe in superficie

E’ ora opportuno parlare di particolari “zone di stazionamento”, vale a dire quelle zone dove i pesci amano sostare anche per lunghi periodi, ma9 dove non necessariamente si alimentano. Molto spesso, in realtà, le zone di stazionamento e di alimentazione coincidono, o perlomeno non sono tanto distanti e differenti le une dalle altre in quanto capita spesso che le carpe stazionino nei pressi delle rotte di pascolo abituali. In questo particolare periodo dell’anno, almeno fino a che la temperatura non arriva a 15° circa, è possibile assistere ad un fenomeno del tutto particolare che molto spesso fa saltare i nervi a noi carpisti, almeno a me è successo più volte, ovvero trovare le carpe sullo schermo dell’eco sollevate molti metri dal fondo o addirittura in superficie che si preoccupano solamente di riscaldarsi con un tiepido sole, o comunque di seguire una linea termica costante che le mantenga in minima attività.

E’ comunque possibile che in questa situazione qualche pesce venga interessato alle nostre esche, ma il problema maggiore è fargliele trovare. Per caso qualche azienda ha inventato i piombi suspending? Oppure ci vorrebbe un terminale pop-up di 6 mt! O un galleggiante! Insomma, quando è così c’è da impazzire e la cosa che in questo caso fa saltare i nervi è che spesso sul fondo non ci vogliono proprio andare. Ovviamente si capisce che anche questa situazione è causata dall’irraggiamento solare e vi garantisco che se vi è alta pressione stabile con diverse giornate soleggiate ed in assenza di vento diventa molto comune trovare le carpe nella parte alta dello schermo del nostro ecoscandaglio.

E solitamente, mi dispiace dirlo, più troveremo le carpe staccate dal fondo per questo motivo, più sarà maledettamente difficile farle scendere ad assaggiare le nostre esche. Se vi capita una situazione del genere il consiglio che posso darvi è pescare ancora una volta in acqua bassa, 2-4 mt, e di ricorrere ad un altro rimedio che può fare la differenza, cioè utilizzare esche molto ricche di oli emulsionati che hanno la particolarità, una volta fuoriusciti dall’esca, di viaggiare verso la superficie, essendo gli oli molto più leggeri dell’acqua, fungendo così da attirante per eventuali carpe di passaggio.

Le esche

Al contrario del solito, in questo particolare periodo dell’anno non amo usare palline di grande diametro, sia come pasturazione che come innesco,6 e preferisco di gran lunga una dimensione di 14-18 mm al massimo. Sono sicuramente più efficaci in questo frangente ed inoltre non ci dovremo quasi preoccupare dei pesci “scocciatori” in quanto, là dove non sono presenti i cavedani, difficilmente assaliranno le nostre esche come può succedere con temperature dell’acqua più elevate.

 

 

 

7Una dimensione ridotta dell’esca usata per la pasturazione, inoltre, fa si che potremo sparpagliare una quantità maggiore di esche qua e là, inducendo le carpe a cibarsene senza rischiare di saziarle, prima che trovino il nostro innesco. La pasturazione preventiva riveste un ruolo di fondamentale importanza nella nostra tecnica ed in questo periodo è quanto di meglio possiamo fare per riuscire a catturare qualche bell’esemplare. Ovviamente dovremo limitarci con il numero di esche da utilizzare ed è utile ricordare a questo proposito che è molto


Come tipologia di esche da utilizzare il consiglio che posso darvi è puntare sulla semplicità, quindi esche non particolarmente proteiche, confezionate con un buon mix a base dolce o speziata come il mitico robin red. Vedrete che anche in condizioni particolari come questo inizio di stagione i risultati non tarderanno ad arrivare se si è fatto tutto nel migliore dei modi. Io spero solo di essere stato sinceramente di aiuto a chi posticipa le uscite di pesca di qualche mese, pensando che in questo periodo non si cattura niente o quasi, ricordando che i consigli che ho cercato di dare si basano sulla mia esperienza personale e nulla di più. In fondo, come diceva un grande maestro della pesca, in ogni stagione dell’anno spesso è sufficiente conoscere le zone di pesca, non spaventare il pesce, pasturarlo adeguatamente e usare terminali intelligenti per avere successo!
meglio lanciarne in acqua poche piuttosto che troppe, visto che comunque il rischio di esagerare, in questa stagione, esiste davvero.

14

Per quel che riguarda i tipi d’innesco da utilizzare, io mi affiderei semplicemente ad una piccola boiles singola, meglio se pop-up e staccata pochissimo dal fondale: risultano ottimi in acque particolarmente limpide i colori accesi, in particolare il bianco sembra andare per la maggiore.

 Testo e foto di Paolo Chiovelli 

 

Lascia un commento

error: Content is protected !!