Carpfishing in ultralight
Spesso la voglia di pescare ci farebbe uscire per una battuta, ma il pensiero di dover preparare tutta l’attrezzatura ci fa desistere. Vediamo come poter aggirare il problema con una pesca ultra leggera.
Quante volte ragazzi vi sarà capitato, passando sopra al vostro fiume oppure scorgendo in lontananza le placide ed invitanti acque di un lago, di accarezzare con la mente l’idea di correre a casa a prendere l’attrezzatura da pesca……poi regolarmente uno sguardo all’orologio ci riporta alla cruda realtà ed il solo pensiero di caricare tutto l’occorrente per poche ore di divertimento ci fa immancabilmente desistere. D’altronde non ci sono dubbi, il carpfishing impone ritmi e modalità ben precise, la specifica ricerca del ciprinide di taglia richiede i suoi tempi: la scelta dello spot, la pasturazione, la meticolosa posa dei nostri terminali, le lunghe attese totalmente immersi in una natura ancora in grado di trasmetterci sensazioni forti…..e poi finalmente il suono del segnalatore, quel magico segnale acustico che ancora una volta ci fa salire l’adrenalina come se fosse la prima cattura. Il combattimento, la guadinata, le foto e poi la giusta ammirazione per uno splendido avversario.
Tutto questo è carpfishing e sino a questo punto siamo tutti concordi. Come fare però quando il tempo a nostra disposizione è veramente poco, quando abbiamo solo quattro o cinque ore libere e tanto desiderio di confrontarci con il nostro avversario preferito la carpa: niente di meglio in queste circostanze di una snella e piacevole pescata in ultralight. Attenzione, però, non stiamo parlando di una tecnica di ripiego, l’ultralight ha le sue regole e la sua filosofia: certo la parola d’ordine è leggerezza, pertanto tutto ruoterà attorno a questo termine. Attrezzatura, inneschi e spot verranno selezionati in modo tale da ottimizzare il poco tempo a nostra disposizione e soprattutto facendoci apprezzare al massimo il combattimento con pesci non sempre di taglia extralarge. Bene, entriamo allora nello specifico ed iniziamo ad approfondire i vari aspetti di una delle tante sfaccettature di questa splendida disciplina alieutica chiamata carpfishing.
Gli spot
Potenzialmente tutti i teatri dove noi pratichiamo abitualmente tecniche di carpfishing si prestano ad approcci leggeri, in realtà però non è propriamente in questi termini. Prendiamo ad esempio i grandi laghi: in queste ampie ed affascinanti distese d’acqua difficilmente riusciremo in poco tempo a portare a tiro dei nostri rig carpe di taglia accettabile. Ambienti così vasti richiedono quasi sempre accurate letture del fondale seguite da lunghe pasturazioni, e molto spesso distanze di pesca ingestibili con attrezzatura ultralight. Viceversa, il fiume si rivela un ambiente ideale per praticare al meglio questa tecnica. I fluidi liquidi in continuo movimento riescono a veicolare messaggi aromatici e nutrizionali in tempi estremamente ridotti. Chiaramente anche le cave si prestano in maniera egregia alla pratica di snelle e veloci pescate ed a loro sicuramente dedicheremo spazi ed attenzioni ben precise. Iniziamo però questo approccio ultralight focalizzando la nostra attenzione sugli ambienti naturali, quindi i fiumi. Molto spesso tratti di sponda più o meno estesi vengono riservati alle gare domenicali di pesca al colpo. Pasture, granaglie ed esche di vario genere vengono introdotte con regolarità in questi tratti di fiume garantendo così una pasturazione pressoché costante e soprattutto mantenendo attivi i pesci anche nei periodi più freddi. Tutto questo crea una situazione ottimale per i nostri rapidi approcci: le carpe, pur mantenendosi a debita distanza durante le manifestazioni agonistiche, una volta tornata la calma approfittano delle ingenti quantità di cibo presenti sull’alveo fluviale per nutrirsene con avidità.
Tutti gli approcci che prevedono l’utilizzo di agglomerati di pastura sulla nostra zavorra si rivelano estremamente efficaci, method in primis. Sembra quasi di vedere ciò che accade sul fondo lì davanti a noi: il nostro impasto di farine ed adescanti impatta rumorosamente sulla superficie liquida, la corrente ed i piccoli pesci iniziano a sfaldare la sapida “palla“ diffondendo in breve tempo importanti messaggi aromatici. Ripetiamo l’operazione quattro, cinque volte, poi finalmente il branco di carpe intercetta il messaggio: ora i pesci sono lì davanti a noi, uno di loro si avvicina con decisione ed aspira quella piccola e colorata pallina, a pochi metri di distanza, in un “altro mondo”, il nostro avvisatore acustico suona, prontamente ferriamo e poco dopo, se tutto sarà andato nel verso giusto, una bella sequenza d’immagini fotografiche immortaleranno un bellissimo pesce ingannato e combattuto con tecniche ultralight.
L’attrezzatura
Spesso il ledgering ed il carpfishing presentano aspetti in comune pur essendo tecniche estremamente diverse, mai però come in questo caso il confine che divide queste due discipline alieutitiche è quanto mai labile ed impercettibile.
LE CANNE: difficilmente il mercato sarà in grado di offrirci rods da carpfishing di potenza compresa tra 1 e 2 lb, dovremmo per forza di cose rivolgere la nostra attenzione alle barbel specialist, attrezzi dotati di vetta tubolare (avon) e blank sottili. Questi attrezzi, di lunghezza compresa tra gli 11 ed i 12 ft, possiedono solitamente azioni estremamente progressive, perfette per il nostro approccio.
I MULINELLI: di misura compresa tra il 3000 ed il 5000, dovranno possedere doti di robustezza notevoli: teniamo presente a tal proposito che, benché il nostro sistema pescante non selezioni in alcun modo la taglia dei pesci, le possibilità di entrare in contatto con esemplari di grande taglia saranno tutt’altro che remote. Ottimi i mulinelli dotati di preselezione del sistema frizionante (bait runner) e le misure anche in questo caso oscilleranno tra il 4000 ed il 5000.
I FILI: personalmente preferisco utilizzare monofili piuttosto che trecce; la maggiore elasticità si sposa alla perfezione con tutto il nostro sistema pescante. Un buon 0,26 / 0,28 mm accoppiato a canne con range di potenza prossime alle 2 lb garantisce tenute eccezionali ed una piacevolezza di utilizzo notevole.
LE ZAVORRE: saranno preferibilmente scelte tra quelle adatte a raccogliere e trattenere agglomerati di pastura (groundbait), quindi method feeder sia in-line che bolt: saranno le condizioni stesse del fiume a determinare il loro utilizzo.
I PICCHETTI: per questa volta lasciamo a casa il nostro “ fido “ rod pod e affidiamoci invece ad un paio di leggeri picchetti in alluminio sui quali avvitare i segnalatori di abboccata.
Pasturazione ed inneschi
Ovviamente ogni piano d’acqua che andremo ad affrontare esigerà metodologie di pasturazione assai diverse tra loro: il PH dell’acqua, la conformazione
del fondale, la corrente ecc., però di sicuro noi utilizzeremo le nostre zavorre per veicolare i vari messaggi olfattivi e nutrizionali e, soprattutto, cercheremo di farlo nel minor tempo possibile. Per fare questo sarà necessario stemperare il forte potere agglomerante tipico dei method mix con l’utilizzo e la miscelazione di pasture neutre ed eventualmente pellettati e granaglie.
Gli inneschi ed i rigs saranno proporzionati a tutto il sistema pescante, piccole boiles di diametro compreso tra i 6 ed i 12 mm. Mais e pellets costituiranno la regola, aprendo così il sipario ad un aproccio che di sicuro merita ulteriori approfondimenti.