La 1º rivista digitale nata in Italia sulla tecnica del Carpfishing – 2011-2023
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Riflessioni sulle esche da carpfishing Parte Prima

Riflessioni sulle esche da carpfishing Parte Prima

 

ALTO CONTENUTO NUTRIZIONALE – Teoria e considerazioni

Leggendo un pò di documentazione in rete quà e là in qualche forum inglese sul carpfishing, ho scoperto l’esistenza di una sorta di corrente teorica ormai datata legata allo studio e messa a punto di esche sempre più performanti. Sto parlando del principio HNV che probabilmente non è mai arrivato col tempo fino a noi, per lo meno con questa nomenclatura. L’ argomento mi ha incuriosito perchè sicuramente interessante e per questo ho desiderato condividerlo con voi lettori cercando in questo articolo di spiegarlo esponendo poi le mie considerazioni che saranno sicuramente opinabili ma se cosi non fosse il mondo della pesca sarebbe un pò più monotono, non credete?

Faccio quindi un pò di storia. Negli anni ’70 del secolo scorso Fred Wilton sviluppò la teoria dell’esca ad alto contenuto nutrizionale, in inglese High Nutritional Value, da cui l’acronimo HNV. Per chiarire, i valori nutrizionali sono la concentrazione di elementi nutritivi quali proteine, grassi, carboidrati, fibre alimentari, sodio, vitamine e sali minerali in un dato prodotto alimentare. L’ idea originale era che introducendo elementi ad alto contenuto proteico in una base regolare, le carpe avrebbero riconosciuto l’ elevato valore di tale alimento selezionandolo, di conseguenza, come principale fonte di cibo. A questo scopo furono dapprima usate le proteine del latte come parte prevalente dell’esca, arrivando a livelli proteici fino all’80% dell’esca stessa.

Successivamente fu aggiunto un sapore al mix, non tanto come attrattore ma come un riferimento per le carpe in modo che potessero associarlo all’esca. Si capì che alcuni gusti funzionavano meglio di altri e quindi fu sviluppato il concetto attuale di usare aromi sia liquidi sia in polvere con funzione di attrattori. Utilizzate in acqua queste prime esche HNV ebbero subito risultati notevoli e tutti assunsero la teoria HNV come assoutamente corretta. Volendo vedere però, è possibile ottenere ottimi risultati nelle catture ogni volta che si introduce un metodo di pesca o un’esca radicalmente nuovi.

Col passare del tempo i puristi del HNV compresero che l’uso delle proteine del latte non era più necessario, sopratutto a causa del loro prezzo elevato. Inoltre molte persone iniziarono a catturare carpe utilizzando esche basate su farine di pesce e questo fece si che si perdesse l’abbinamento teorico tra HNV e alto contenuto proteico. Si passò al concetto di “profilo nutrizionale bilanciato” (balanced nutritional profile) che è lo stato attuale delle cose. Oggi vengono preferite esche con valori proteici che variano tra il 35% e il 45% con un differenziale di altri nutrienti come carboidrati, oli, ecc…

E’ mia opinione che la teoria secondo la quale le carpe sappiano decretare quali esche abbiano i maggiori benefici nutrizionali non sia vera e che faccia solo parte del folklore della pesca alla carpa. Cerco di spiegare con un esempio cosa intendo. Se ogni volta che un animale si avvicina ad una luce rossa accesa e riceve un colpo sulla testa, imparerà velocemente di tenersi a debita distanza da quella luce rossa. Cambiando il colore della luce con il verde e ripetendo l’esperimento, l’animale tornerebbe vicino alla luce ma altrettanto velocemente imparerebbe nuovamente a starne alla larga.

Gli animali, tra cui ovviamente le carpe, imparano ad evitare i pericoli tanto velocemente quanto più forte è il segnale associato al pericolo stesso. Le esche che possiedono uno stimolo forte come un aroma intenso vengono evitate in breve tempo con conseguente calo di catture. Cambiando l’aroma (che equivale a cambiare il colore della luce) si tornerà a catturare nuovamente finchè il pesce non imparerà ad evitare il nuovo aroma. Si può dire quindi che più forte sarà l’aroma e prima la carpa imparerà ad evitare tale profumo.

E’ anche giusto il caso contrario comunque, ossia usare un basso livello di aroma riduce la forza del segnale di pericolo e quell’esca potrà funzionare per un tempo più lungo. Tutto questo non ha nulla a che fare con i livelli nutrizionali posseduti dall’esca. La forza del segnale emanato dipende dalla composizione dell’aroma usato. Alcuni sapori possono essere inclusi in un esca in percentuali maggiori rispetto ad altri e molto dipende dalla base in cui essi sono inseriti. Molte persone tendono ad usare bassi livelli di aroma nelle esche HNV o spesso tendono a dippare per stimolare il pesce nel superare la titubanza verso l’esca.

Conosco un paio di laghi in cui le carpe mangiano il pane lanciato in acqua alle anatre. Esse non hanno mai smesso di mangiare quel pane per avendo un basso valore nutrizionale. Un mio socio di pesca per due anni ha pescato nella stessa acqua usando tiger catturando sempre con la stessa frequenza e non c’è nulla di nutrizionalmente bilanciato in una tiger nut.

Probabilmente a quelle carpe le tiger semplicemente piacciono e rappresentano una sorgente di cibo disponibile. Le boilies stanno catturando carpe da molti anni ormai e il fatto che funzionino sempre non ha nulla a che fare con la loro composizione nutrizionale ma è dato dal fatto che ne esistono di vario tipo e questo ci permette di tentare il pesce con esche leggermente differenti le une dalle altre.

 

Una cosa che mi affascina di quei pescatori che usano la teoria HNV in acque pressate è quando dicono: “Ho preparato la postazione con esche HNV ma qualcun altro ha usato lo stesso aroma con palline scadenti e mi ha rovinato tutto”. Usando il buon senso, è davvero possibile pensare che tra tutta la varietà di colori e profumi delle palline che finiscono in acqua una carpa possa riconoscere quale di queste possiede un alto valore proteico e quale un valore minore? In quel caso una carpa si mette a mangiare come se fosse in un negozio di gustosissime caramelle tutte differenti!

Se la carpa mangia un misto tra esche ad alto e basso contenuto di proteine quello che si può affermare è che sta facendo una dieta bilanciata. La realtà è che le nostre palline falliranno se avranno un aroma meno forte rispetto a quelle usate da qualcun’ altro con lo stesso aroma ma di intensità maggiore e non perchè esiste una differenza nella composizione nutrizionale del mix usato.

In conclusione io non credo che le carpe possano imparare a riconoscere i valori nutrizionali delle esche ed in effetti non a caso si dice che sono ‘spazzini’ che approfittano di ogni fonte di cibo disponibile. C’è una cosi grande quantità e varietà di palline ai giorni nostri che finisce in acqua che la carpa non sa nemmeno da dove iniziare per identificare qual’è la migliore.

E’ nemmeno sono convinto che le boilies su base soia e semolino siano poi quelle esche cosi orribili che qualcuno sostiene. D’altro canto la farina di pesce rappresenta ‘la buona pensata’. Raccomandata dal settore delle carpe koi come buona sorgente di proteine, dato che si trova ad un costo ragionevole, le aziende produttrici di boilies possono includerla nei loro mix ad un prezzo altrettanto ragionevole applicando all’esca stessa l’impronta HNV.

Inoltre la farina di pesce ha molto successo perchè imita il segnale alimentare della dieta alimentare naturale della carpa. E’ di derivazione animale cosi come il fegato, il calamaro, che emanano un odore equivalente e fungono da buoni attrattori. Della teoria HNV considero assolutamente valida la tesi che esche di buona qualità sono essenziali per la pesca alle carpe e che la quantità di palline ad alto contenuto proteico usate in acqua abbia senza dubbio favorito la crescita e lo sviluppo fisico del pesce. Però sottovaluterei la questione della composizione proteica delle esche preoccupandomi di variarne periodicamente l’aroma e la sua intensità.

Autore Vito Bisceglie

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