La 1º rivista digitale nata in Italia sulla tecnica del Carpfishing – 2011-2024
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IL Cappotto

IL Cappotto

 


Il cappotto  è sempre nell’aria. Una parola impronunciabile da molti di noi, ma che a tutti ha fatto visita e che nessuno vuole ammettere di averlo provato.
 La vergogna di rispondere dicendo, di non aver preso niente durante l’ ultima sessione è una cosa fastidiosa da ammettere, e a volte si cerca sempre di sviare per non incorrere in quella ormai mitica parola che è “ il cappotto ”.

Quante volte ci siamo trovati durante una sessione,sul lettino durante la notte,augurandoci di sentire la nostra centralina emettere il fatidico beeep, e quante volte siamo sulla nostra comoda sedia a prendere il sole e la mente è concentrata nel suono di un avvisatore che non arriva?
 Questo credo sia successo tantissime volte, ma dove stà veramente il problema di un cosi detto cappotto? 
Dopo un cappotto si cerca di dare la colpa sempre a qualcosa e mai a noi stessi, si cerca sempre di trovare una via di uscita per giustificare la non riuscita di una sessione.

Facciamo alcuni esempi pratici,c è chi da la colpa al vento, chi al troppo caldo, chi al troppo freddo, chi alle boilies, chi al mix, chi hai finali fatti male ecc.
 Le carpe non sono come certi animali che mangiano 24 ore su 24, sono ciprinidi e come tutti i pesci, risentono delle condizioni metereologiche. Sono in molti casi, proprio i cambiamenti climatici ad influire sull attività dei pesci.
 Bisogna prendere i cappotti come insegnamenti e non come sconfitte.

La delusione rimane sempre, e sono io il primo a dirlo, mi potrei chiamare CARPOTTER per la fila, appunto di cappotti che ho accumulato, ma mai sono rimasto deluso,in quanto almeno ho trascorso una giornata o più giorni all’aria aperta poi se è anche in compagnia è ancora meglio, lo capisco che se arrivava anche la carpotta era meglio, ma come dice un detto “è meglio una brutta giornata di pesca che una bella giornata di lavoro”anche se non dovrei dirlo in questo periodo in quanto sono disoccupato.

Ma non bisogna arrendersi e trovare soluzioni più facili. Credo che una delle più grandi soddisfazioni che mi da il carpfishing, è prendere una carpa dopo alcuni cappotti, e provato a cambiare qualcosa sulla tecnica di pesca, ed aver avuto risultati confermati poi altre volte.
 Di solito pesco in cave libere e il cappotto è all’ ordine del giorno, visto che esse non sono facili da affrontare, ma ormai mi sono abituato a farmene una ragione. Potrei andare a fare le mie pescate in canali o fiumi della mia zona, che sono più semplici da affrontare il più delle volte, ma alla fine il carpfishing credo sia una sfida per molti di voi.

La sfida mi è sempre piaciuta ed anche una carpa non over, può dare grosse soddisfazioni.
 Per chi non vuole cappottare e vorrebbe prendere sempre, di posti c’ è ne sono, senza entrare nel merito.
 La mia sfida il più delle volte è ritornare esattamente nello stesso posto dove la pescata prima avevo preso il cappotto e riuscire finalmente a catturare la desiderata carpa. Questo è lo spirito giusto, quello che piace a me, ma che molti cercano di evitare recandosi a pesca in posti dove fare catture multiple in una notte è all’ ordine del giorno.


Questi sono quei carpisti che poi vanno a scrivere sui vari forum che hanno fatto più di 10 partenze in una nottata, ed hanno preso pure la over twenty da fotografare e far vedere.
 Ammetto che anche io qualche volta vado in laghi a pago, ma cerco di trovare dei laghi sì ben tenuti, ma allo stesso tempo un po’ selvaggi.
 Il carpfishing, per come lo vedo io, è sì andare per catturare, ma se non fai in tempo a lanciare ed aprire la seconda canna, che sei già in tiro vuol dire o che si è stati fortunati o lo spot è pieno di carpe, preferisco come detto prima, cercare di vedere e studiare bene lo spot poi se al primo tentativo abbiamo risultati benissimo, ma se andiamo più volte senza prendere e il posto ci piace e sappiamo che i pesci ci sono, e che poi alla 4-5 uscita riusciamo a catturare avendo messo in cantiere le esperienze e gli sbagli fatti nelle precedenti uscite, questa per me è grande soddisfazione.

Come già detto, posso dire che la maggior parte dei nostri cappotti dipende molto dalle condizioni meteo con cui abbiamo affrontato la nostra sessione.
 E’ anche vero che ci vuole un pò di bravura e un pò di fortuna che a volte, è l’arma in più per non tornare a casa col cappotto.
 Per quel che ne sò io i mesi meno redditizi sono, il periodo che va da dicembre a inizio Marzo, e Agosto. Chi affronta laghi naturali in questi periodi è sempre a rischio cappotto e quindi preferisco il fiume o canale. In fiume, soprattutto in inverno, le possibilità di catturare ci sono sempre e, tenendoci pasturato con costanza qualche spot, ci potremmo imbattere anche in qualche bella cattura.

Chiaramente nel periodo invernale non vado mai se la temperatura scende sotto zero, con questo non voglio tenere a casa nessuno. Ritornando ai laghi direi che nel periodo freddo le carpe sono solite ad imbrancarsi in diverse zone, anche lontane da riva ma in molti casi, possiamo trovarle nei cannetti con profondità di almeno un metro d’ acqua. Poi, chiaramente è logico che più il lago è piccolo e più avremo possibilità di trovare le carpe e quindi, sta ad ognuno di noi, avere un minimo di conoscenza del luogo e dell’ acqua per sapere più o meno dove andarle a cercare.


Un fattore da considerare importante per la buona riuscita di una sessione, è la pressione di pesca che ogni spot può avere.
 In cave libere abbandonate, posso dire che il più delle volte ci sono molti pescatori, e mi sono fatto un idea di come poter affrontare al meglio queste situazioni. Più la pressione di pesca è alta e meno pastura devo buttare in acqua. Ormai è una regola che mi sono imposto ed ha sempre dato i suoi frutti.

Sono convinto che in questi posti le carpe riescono a percepire la presenza dei pescatori sulle sponde e a causa di questo, rallentano di molto la loro fase di alimentazione. La cosa migliore da fare, per chi ne ha le possibilità ovviamente, è di recarsi a pesca durante i giorni infrasettimanali quando riusciremo ad incontrare pochissima gente o addirittura nessuno. Vi garantisco che i risultati finali sono totalmente diversi proprio perché i pesci non risentono della cosiddetta pressione di pesca.
 Fattore importante per non tornare mai a casa col cappotto, è di sicuro l’esperienza.

L’ abilità di capire tutte le situazioni più o meno, che ci possano permettere di prendere almeno un pesce. Questa è data dalle ore passate nei vari spot. Frequentare posti con assiduità, vuol dire imparare ogni singola mossa e ogni singolo trucchetto per non fare cappotto. Più posti si frequentano e più soluzioni avremo per catturare. Vedrete che più passano gli anni e meno cappotti ci porteremo a casa perché è appunto l’ esperienza che ci permette di migliorare il nostro bagaglio tecnico.

Il cappotto è parte integrante del carpfishing e quindi non potremmo mai togliercelo di dosso. Se qualche volta non prendete niente non abbattetevi, è una cosa che può succedere e può succedere per tutti, anche a carpisti affermati.
 Il gusto del cappotto lo hanno provato tutti e quindi, non credete di essere gli unici a farlo. Sicuramente ne farò ancora col passare del tempo ma bisogna che ci rendiamo conto che non è sempre festa.
 Crederci sempre, arrendersi mai.

Autore Andrea Bellelli

 

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