La Cava Parte II
Di cave in Italia c’ è ne sono molte, abitando in Emilia la mia zona è particolarmente ricca di questi specchi d’ acqua, ed esse non sono facili da affrontare come molti pensano.
Per prima cosa molte cave sono nate dall estrazione di terra e ghiaia e poi allagate da sorgenti,quindi non hanno mai dei fondali regolari e per questo la prima cosa da fare è cercare di sondare il fondale il meglio possibile con l’ uso del classico plumbing o ancora meglio di un barchino dotato di ecoscandaglio e dove è permesso l’ uso della barca o gommone muniti anch’ essi di ecoscandaglio.
In una cava si possono trovare vari tipi di fondale dal classico canale scavato dalle ruspe al plateau che è una zona di acqua bassa che si può trovare in varie parti della cava, ed anche isolotti dove di solito troviamo della vegetazione e arbusti ed infine vari ostacoli tipo alberi sommersi che sono un ottimo rifugio per le nostre carpe e non solo.
Altra zona interessante è il sottoriva, spesso si trovano dei gradini dove le carpe vengono a nutrirsi e riprodurre.
Passando alla parte tecnica come terminali in cava,v isto la presenza di pietre-sassi e ostacoli tipo rami o alberi, preferisco usare guainati, spellando circa 1,5 cm dall’ occhiello per lasciare più mobilità all amo e innesco nell’ aspirata della carpa.
Il piombo deve essere fermato da una safety clips che sia in grado di sganciarsi con la presenza di un ostacolo evitando così una possibile slamatura della carpa.
Partendo dalla parte superiore della safety clips uso mettere uno spezzone di shock leader resistente alle pietre o ostacoli per prevedere una possibile rottura in fase di recupero del pesce.
Come lunghezza del terminale dipende dalla stagione in cui si pesca comunque non vado mai oltre i 20 cm e nei mesi più freddi, dove la carpa si muove più lentamente per avvertire meglio l’ abboccata uso terminali non più lunghi di 15 cm.
Per quanto riguarda la pasturazione anche qui dipende dalla stagione in cui si pesca e dalla quantità di pesce presente, per i mesi più freddi sono solito usare stick mix con base dolce oppure sacchettini di pva con dentro piccole pellet e boilies spezzettate preventivamente ammollate in un complesso di aminoacidi, e con alcune boilies di piccole dimensioni sparse vicino l’innesco che di solito è costituito da una piccola boilies del 14-16mm fatta con un birdfood mix grossolano con aroma cremoso-fruttato con dolcificante oppure un pellet non molto grande.
In primavera uso lo stesso criterio di pasturazione usato per i mesi più freddi aumentando man mano che la temperatura dell acqua sale e aggiungo le granaglie e fioccato di mais ammollato precedentemente con della melassa o corn step liquor e come innesco in questo periodo prevalentemente il mais anche bilanciato, o boilies fatte con un birdfood aggiungendo della farina di cannella non uso l’ aroma(ma questa è una scelta personale) ma aggiungo solo il dolcificante e alcune gocce di olio essenziale alla cannella.
Nei mesi più caldi subito dopo la frega,la pasturazione deve essere aumentata,tenendo sempre conto della quantità di pesce presente e dalla pressione di pesca,con boilies e granaglie varie e mais,per le boilies uso due tipi di mix un birdfish con robin red e un nuttymix a base di farina di arachide e tiger nut, come base aromatica lascio a voi la scelta,anche se per mio parere personale sono le farine, ovvero la composizione del mix che fa la differenza.
Come innesco aumento un pò il diametro delle boilies arrivando a 20 mm che è la misura più grande che uso in quanto non sono amante delle esche grandi, uso molto il mais bilanciato, le pop-up ed infine le tigernut che molte volte innescata singola bilanciandola, regalano soddisfazioni inaspettate come anche i pellet spesso sottovalutati.
Un consiglio che vi posso dare per tutte le stagioni è di non pescare con tutte le canne innescate con lo stessa esca, ma di provare per esempio innescando una canna con boilies e le altre due a mais, poi sicuramente il luogo la stagione il quantitativo di pesce e le sue abitudini alimentari si imparano a conoscere frequentando la cava stessa.
Autore Andrea Bellelli